Il Capitano di Apollo 13, James "Jim" Lovell



"Il fatto che puoi mettere il tuo pollice sul finestrino della capsula e nascondere completamente la Terra dietro di esso è un concetto che ti mostra quanto sia insignificante la tua esistenza rispetto all’universo … Pensi al fatto di nascondere l’intera Terra. Tutto quello che hai fatto. Tutte le persone che conosci. Tutti i posti in cui sei stato. I continenti. Tutti le grosse dispute. Pensa alle varie guerre in corso a quel tempo. I problemi a casa, il dissenso … Il 1968 è stato un anno davvero brutto. La guerra in Vietnam che continuava. La convention democratica a Chicago è stata un disastro. Non è stato un buon anno … e questo gesto ti fa sentire modesto, perchè tutto si ridimensiona". 
                                                  Jim Lovell (dal libro: Voices from the Moon)



Per raccontare la vita di Jim Lovell ci vorrebbe troppo tempo. (se volete saperne di più: Progetto Apollo "il sogno più grande dell'uomo") Chi non conosce l'epico Comandante di Apollo13? Il primo uomo (insieme a Borman e Anders) a orbitare intorno alla Luna nel dicembre del 1968 con la missione Apollo 8. Lovell prima del programma lunare aveva partecipato con successo a due missioni Gemini (7 e 12), fondamentali per affinare le tecniche necessarie per arrivare fino al nostro satellite naturale.

Il Capitano nonostante la veneranda età (nato a Cleveland, il 25 marzo del 1928) è sempre in splendida forma, disponibile verso tutti gli appassionati che affollano le sue conferenze. Accompagnato dalla moglie Marylin è venuto in Europa, a Pontefract (Inghilterra) per una serie di conferenze organizzate da SpaceLecture.

La giornata era iniziata con una gradita sorpresa: colazione con Marylin Lovell, moglie del Capitano.
Marylin Lovell 


Nel pomeriggio ci spostiamo presso l'Hotel dove si terrà il Galà in onore di Lovell. Tutti in fila per la foto ricordo, Lovell ha una parola per tutti. Finita la sessione in un momento di relax decido di fare una sopresa al Capitano, telefono a Fred Haise, compagno di viaggio di Lovell nella missione Apollo 13, e dopo averlo salutato  passo il telefonino a Lovell...  Sorpreso ma felice, parla con il collega di Apollo 13: "Hi Freddo! Il solito Luigi..." (risata generale dei presenti).

 
 
Lovell parla con Fred Haise che si trova a Houston.
                                 video   (Credit Biagio Cimini)


Il giorno successivo si tiene la conferenza di Lovell presso la Carleton Community Hight School di Pontefract, West Yorkshire. Presenti in sala quasi 500 persone. Un vero successo di pubblico. Sul palco due splendidi modelli (un Saturn V altro quasi tre metri e un modello fantastico del Modulo di Comando e Modulo lunare in scala 1/10 costruito per l'occasione.

La conferenza scorre veloce con il pubblico attento. Lovell inizia parlando delle sue prime esperienze con la NASA, la selezione e poi la successiva assegnazione delle missioni Gemini, fondamentali per realizzare il programma Apollo. Ovviamente si sofferma molto sulla sua prima missione lunare, Apollo 8. Per la prima volta occhi umani hanno visto la luna da 100 km di altezza e orbitato intorno al nostro satellite. Lovell ricorda con emozione quei giorni del 1968.


Poi al termine la missione passata alla storia per il grave incidente e con la quale rischiò seriamente di non tornare a casa: Apollo 13.


James Lovell ha concluso con queste parole: "Vi lascio con un vecchio detto: in questo mondo ci sono 3 tipi di persone, ci sono persone che fanno accadere le cose, ci sono persone che guardano le cose mentre accadono e ci sono persone che si chiedono cosa è successo. Nell'aprile del 1970, le persone al Controllo Missione erano il gruppo che faceva le cose che accadono. Grazie."








“I often wonder what would have happened if Apollo 13 was successful, there was no explosion, we landed on moon, picked up some rocks, said some forgettable words, then got back safely. Eleven, or seven, successful lunar landings. The history of Apollo 13 would have been swept into the dustbin of space history. I wouldn't be here, probably, to talk about it: same thing, third time. For years I was very much disappointed, frustrated that I could not land on the Moon. This was the end of my active space career, perhaps the end of my naval career. That's what I wanted to do. But then, after the years came by, we wrote a book, first of all called “Lost Moon”, then “Apollo 13”, and I thought to myself, You know, if we had landed on the Moon and come back, there would be no “Houston we have a problem” in the English language. No “Failure is not an option”. And I said, it did bring out what people could do when there was a crisis. And so it finally determined on me that the best thing that could have happened in our space program at that particular time was to have an explosion like this that brought up various things, allowed talented people to bring an almost certain catastrophe back to a safe landing.”


“Mi sono chiesto spesso cosa sarebbe successo se Apollo 13 avesse avuto successo; se non ci fosse stata nessuna esplosione, fossimo atterrati sulla Luna, avessimo raccolto delle rocce, pronunciato frasi dimenticabili, e poi fossimo tornati sani e salvi. Undici, o sette, missioni lunari completate con successo. La storia di Apollo 13 sarebbe stata sepolta nel bidone della spazzatura della storia dello spazio. Probabilmente non sarei qui a parlarne: la stessa cosa fatta per la terza volta. Per anni sono rimasto molto deluso di non aver potuto atterrare sulla Luna. Era la fine della mia carriera spaziale attiva e forse di quella navale. Era quello che avrei voluto fare. Ma con gli anni abbiamo scritto un libro, intitolato inizialmente “Lost Moon” (Luna perduta) e poi “Apollo 13”, e mi sono detto che se fossimo atterrati sulla Luna e fossimo tornati non ci sarebbe la frase "Houston, abbiamo un problema” nella lingua inglese. Non ci sarebbe “Il fallimento non è contemplato”. E mi sono detto che ha tirato fuori quello che la gente sa fare quando c'è una crisi. E quindi mi sono reso conto che la cosa migliore che poteva succedere nel nostro programma spaziale, in quel momento specifico, era avere un’esplosione come questa, che ha fatto emergere tante cose e ha consentito a gente di talento di trasformare una catastrofe quasi garantita in un atterraggio sicuro.”   (Grazie a Paolo Attivissimo per il video e la traduzione). 

Lovell ha probabilmente ragione, quando si atterra sulla luna con facilità, tutto puà sembrare scontato.... Al contrario il loro incidente ha ravvivato l'interesse per le missioni lunari e dato la forza e il coraggio per ritentare con Apollo 14 e le restante missioni.

Ho incontrato Lovell innumerevoli volte e in molti Paesi, ma per me è sempre la prima volta, quando si è a contatto con uomini che hanno scritto pagine di Storia dell'astronautica mondiale. 
con Jim Lovell 



“La gente mi chiede spesso ‘Vi siete fatti prendere dal panico quando c’è stato l’incidente di [Apollo] 13?’ Io rispondo, ‘Beh, avremmo potuto farci prendere dal panico, prendere a testate le pareti per 5 minuti. E appena finito, ci saremmo ritrovati ancora allo stesso posto’. […] La ragione per cui ho detto che è stata una missione per piloti di test è che ci è stata assegnata una situazione, ci è stata data un’opportunità, forse per mostrare veramente la nostra competenza e il nostro talento nel gestire una situazione quasi certamente catastrofica e ritornare a casa sani e salvi. Questo è il motivo per cui penso che [Apollo] 13, più di ogni altro volo – incluso [Apollo] 11 – [Apollo] 13 rappresenta un vero volo per piloti di test.” Jim Lovell Comandante Apollo 13

Commenti

Tubaz ha detto…
Tanta tanta invidia "positiva", Dev'essere davvero stupendo incontrare persone di questo calibro
Ciao!
Roberto
gianluca atti ha detto…
Grazie Luigi per queste pagine di Storia fatta da uomini che tu hai potuto incontrare di persona, raccontandoci la loro grande umanità ed il coraggio avuto, indispensabile per aprire le frontiere dello spazio!

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